Trasformazione delle élite in Italia nel XX e XXI secolo

Dr. phil. habil. Lutz Klinkhammer

Profonde spinte alla conservazione dominano lo Stato e la politica in Italia fin dal XIX secolo. Nella monarchia liberal-nazionale la trasformazione delle élite fu un fenomeno ben limitato, come si rispecchia già nel diritto di voto estremamente ristretto. Durante il fascismo la nobiltà e la grande borghesia cominciarono a trovarsi sotto pressione, senza però essere esautorate completamente dal regime. La caduta di Mussolini, messa in atto dall'interno e con il sostegno della monarchia, sottolinea la resilienza delle vecchie élite. La Repubblica italiana, nata nel 1946, ebbe come protagonisti i due grandi partiti popolari, i democristiani e i comunisti, che fino alla caduta del muro proclamavano e plasmavano i processi di trasformazione sociale. In che modo mutò l'élite sociale rappresentata, dopo l'abrogazione della monarchia e dei titoli nobiliari, soprattutto dalla borghesia possidente, quali processi di apertura e allargamento dei ceti dirigenti caratterizzarono la democrazia nata nel secondo dopoguerra? Quale fu il ruolo del "trasformismo", quel meccanismo ritenuto spesso la vera costante della politica italiana che non contempla il cambio di potere, ma l'allargamento dello spettro politico dominante? Il progetto di ricerca si colloca nella tradizione degli studi di storia contemporanea, svolti presso l'istituto, e offre delle occasioni di raccordo e di interconnessione con progetti esterni. Partendo dalle udienze di Mussolini tra il 1922 e il 1945 e dal personale statale e politico dirigente dopo il 1945, esso mira a indagare, basata sul metodo della biografia collettiva, la trasformazione sociale in Italia durante il XX secolo e a preparare, in questo modo, il terreno per un'analisi dell'Italia di oggi oltre i fatti della politica quotidiana.

Dr. phil. habil. Lutz Klinkhammer
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