Giovanni Pacini, Gli Arabi nelle Gallie
"Il più fecondo e forse il più imaginoso dei maestri italiani, l'autore di cento opere, che fu, nei primordii della sua carriera, il competitore di Rossini; l'emulo infaticabile di Bellini e Donizetti, il precursore di Verdi; il versatile musicista, che si investì delle quattro trasformazioni musicali del suo secolo conservando pur sem-pre la sua invidiabile originalità, moriva in Pescia il giorno 6 di questo mese, nell’età di anni settantaquattro (sic)."
Con queste parole si apre la breve biografia di Giovanni Pacini scritta da Antonio Ghislanzoni e pubblicata tra il dicembre 1867 ed il gennaio 1868 sulle pagine della "Gazzetta musicale di Milano". Invero, seppur esagerando sul numero delle opere effettivamente composte dal maestro, questo passo ben inquadra gli elementi salienti della carriera di questo 'prolifico' compositore, una carriera ricca di successi che si estese nell'arco di oltre cinquant'anni e che lo vide contemporaneo di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi.
Nel quinquennio 1823–1827 si registrano i maggiori successi della prima epoca artistica di Pacini: ben dodici opere e quasi tutte scritte per i due principali teatri italiani, il teatro alla Scala di Milano ed il San Carlo di Napoli. Gli Arabi nelle Gallie, opera seria in due atti su libretto di Luigi Romanelli, fu rappresentata al Teatro alla Scala di Milano l'8 marzo 1827 (non sarà superfluo notare solo pochi mesi prima della comparsa su quelle stesse scene de Il Pirata di Bellini) ottenendo un notevole consenso come si desume dalla lettura delle recensioni apparse sui giornali dell'epoca. Il successo dell'opera non si limitò alla sua prima rappresentazione. Ben presto questo titolo fu presente sui palcoscenici di tutti i teatri italiani e a Milano fu ripreso l'anno successivo. Per avere un'idea della diffusione dell'opera possiamo far riferimento ai dati relativi ad autori e i titoli più rappresentati negli anni 1830–1839: nel corso di questo decennio degli Arabi nelle Gallie sono stati accertati ben 59 allestimenti, mentre è evidente il declino della produzione seria rossiniana, ad eccezione di Otello e Semiramide. Significativo, inoltre, è il fatto che a distanza di quasi trent'anni dalla prima rappresentazione Pacini ritornò su questo lavoro che 'rivide' in modo sostanziale aggiungendovi nuovi numeri per il Théâtre Italien di Parigi, versione che andò in scena il 30 gennaio 1855.
Questa edizione vuole dunque ricostruire un importante tassello della storia dell'opera italiana del primo Ottocento offrendo un importante contributo alla conoscenza di un compositore, apprezzato dai contem-poranei, ma che meriterebbe maggiori attenzioni sia da parte degli studiosi, sia da parte dei teatri e del pubblico di appassionati.
17: Giovanni Pacini, Gli Arabi nelle Gallie, edizione critica a cura di Giuseppina Mascari, Kassel et al.: Bärenreiter 2021 (LVI, 532 pp.), ISBN 979-0-006-56396-8.